Anna Cannavina

                 Un uomo che teme di soffrire soffre già per ciò che teme (Michel De Montaigne)

Avvertire allarme, timore, preoccupazione, ansia, panico o terrore  dipende da un insieme di avvenimenti interiori, emotivi, che spesso si basano su ipotesi, presupposti, interpretazioni e aspettative costruite dalla fragilità transitoria o persistente della personalità.

albedo Albedo, E. Panikanova

L’ implicita minaccia,  presente o incombente, al proprio benessere è ciò che accomuna tutti i vari tipi di ansia e paura.

“Mia madre era ansiosa ….” E’ con questa frase che spesso inizia la narrazione di persone che riferiscono di soffrire di ansia. L’ ansia sembra essere un tratto piuttosto stabile nelle persone che ne soffrono, infatti, di rado, ricordano episodi della loro vita non accompagnati da ansia o angoscia, che, di frequente, vengono usati come sinonimi. A volte anche ansia e paura vengono usati come sinonimi.  Nel linguaggio comune la paura dovrebbe riferirsi ad una causa esterna, identificabile; mentre l’ansia dovrebbe riferirsi a qualcosa di non identificabile, ad una eventualità di difficile realizzazione. L’ ansia si riferisce ad un stato interiore ma,  paura ed  ansia riguardano entrambe l’Io. Sono entrambi stati coscienti. La paura si avverte quando si riconosce una  situazione di rischio o pericolo oggettivo, si prova ansia quando si prevede che in un futuro prossimo ci si potrà ritrovare in una  situazione di pericolo.

Woody Allen ha usato l’ansia come sua caratteristica stilistica realizzando films di successo.

Tra gli psicoterapeuti c’è chi ritiene che ci sia una differenza tra “angoscia” e “ansia”, il termine: ansia, viene usato solo per le caratteristiche psicologiche dello stato, mentre quando si accompagna a caratteristiche somatiche evidenti (sudorazione, tachicardia, ecc.) viene definito “angoscia”

edvard_munch_autoritrattoE. Munch, Autoritratto

La psicoanalisi nel corso degli anni  ha sviluppato un pensiero clinico individuando  forme di angoscia derivanti dalle varie vicende di vita dei soggetti; così O. Rank definisce  “angoscia primaria” quella che deriva da una nascita traumatica e dalla separazione dalla madre; K. Horney pone l’ accento sul senso di impotenza e solitudine che il bambino avverte nella sua relazione con i genitori non corrispondente ai suoi bisogni. Anche Melania Klein ritiene che “angoscia depressiva” e “angoscia persecutoria” del bambino siano determinanti per l’insorgenza di disturbi psicologici o malattie mentali.

C.G.Jung ritiene che l’angoscia può avere lo scopo di evidenziare una situazione indesiderabile o  evitarla. Scrive Jung: “…se l’Io è effettivamente il “luogo dell’ angoscia”, come dice giustamente Freud, e lo è fino a quando non ha ritrovato “padre” e “madre”, Freud è messo in scacco dalla domanda di Nicodemo: “può egli tornare per la seconda volta nel ventre di sua madre e venir partorito?” (1929,p.363)

J.Hillman ritiene l’angoscia “la via regia per smantellare le difese paranoiche che sono tanto più forti quanto più ci si difende dal panico istintuale” (1972,p.74), (…) seguendo l’etimologia che fa derivare “panico” dal dio dell’ antica mitologia greca “Pan”, dio del corpo e dell’ istinto legato agli aspetti primordiali della Natura, Hillman scrive: “essere senza paura, privi di angosce, invulnerabili al panico, significa perdita dell’istinto, perdita della connessione con Pan” (1972,p.73). Così l’angoscia non è più un meccanismo di difesa inadeguato di fronte ad un pericolo reale o supposto ma una possibilità per entrare in contatto con aspetti psicologici inquietanti ed istintuali che albergano nella psiche umana.

Morning-Sun-Edward-HopperHopper, Morning sun

L’ angoscia si differenza della paura perché meno specifica e non  legata ad un oggetto preciso da cui deriva (paura del buio o di guidare l’automobile, ecc.). Durante la cura psicoanalitica si può evidenziare che il paziente che ne soffre, dopo un periodo di cura finalizzato a tranquillizzare il paziente, si scopre che egli soffre di problemi funzionali o strutturali della sua  personalità e l’ angoscia diviene così un segnale di un pericolo interiore e l’ Io diviene l’ istanza psichica che percepisce il pericolo; se l’Io è consapevole di ciò che accade mette in atto difese atte a “curare” l’angoscia, l’ansia, la paura. Ma se l’Io fugge dal comprendere la realtà di tali sentimenti svilupperà difese nevrotiche o psicotiche di negazione, di evitamento fobico, inventerà rituali ecc., fino ad arrivare a difese estreme come la “scissione” quale estrema “difesa dall’ angoscia di non esistenza”.