Gli attacchi di panico sono sostenuti da aspetti depressivi e ansiosi non necessariamente riconosciuti consapevolmente da che ne soffre, che, li descrive come improvvisi, imprevedibili, immotivati. Il terrore avvolge il corpo con sudorazione, tachicardia, disturbi gastroenterici. A volte il terrore si accompagna ad assenza di pensiero, a volte si perdono le coordinate spazio – temporali insieme alla consapevolezza di ciò che accade.
Gli attacchi di panico si manifestano, prevalentemente, nella fascia di età tra i 18 ed i 25 anni e tra i 50 ed i 55 anni; fasi di passaggio nella vita di una persona. La prima (18 – 25 anni) segna il passaggio dall’ adolescenza all’ età adulta e l’ altra (50 – 55 anni) dall’ età adulta alla maturità che prelude al pensionamento ed alla vecchiaia. Ambedue età di mezzo, la prima tra l’ età della spensieratezza e dipendenza dai genitori alle responsabilità adulte dell’ autonomia economica, sociale, affettiva. Tra i 50 ed i 55 anni età in cui, secondo Jung, il processo di individuazione dovrebbe portare armonia e circolarità nel proprio Sé, alcuni si scoprono fragili e diversi da come hanno sempre pensato di essere, proprio quando l’ investimento delle energie psichiche comincia a ritirarsi dal mondo esterno e si fanno i primi “bilanci”.
Un uomo di 53 anni che lamentava attacchi di panico ha detto: “… sono vissuto come un cigno, ma in realtà sono un brutto anatroccolo …” Ed proprio la favola del “Brutto anatroccolo” che può fornirci qualche elemento in più per capire l’ insorgere degli attacchi di panico. Il brutto anatroccolo passa l’ infanzia senza davvero essere un anatroccolo perché in realtà è un piccolo di cigno, i fratellini anatroccoli lo scacciano perché diverso e la madre anatra è molto perplessa, non comprende come mai questo pulcino è così strano. Si riconosce cigno solo quando quelli della sua specie lo riconoscono e accolgono tra loro. Si specchia nell’ acqua e si vede cigno. Era inconsapevole come anatroccolo, è inconsapevole della trasformazione in cigno.
L’ individuo che soffre di attacchi di panico ha indossato una maschera e si è identificato con quella maschera senza divenire davvero ciò che quella maschera rappresenta. La maschera assume funzioni protettive del Sé fragile che non ha potuto crescere, fortificarsi e sviluppare le sue reali caratteristiche e capacità.
Essere brutto anatroccolo e divenire cigno è un procedere del tutto inconsapevole, così avviene per l’ identificazione con la maschera, spesso proposta dall’ ambiente sociale di riferimento e quindi stimata desiderabile dal soggetto stesso.
Pan (da cui panico) è un dio dell’ antica Grecia legato alla natura selvaggia ed incontaminata dove predomina il tempo ciclico delle stagioni e della vita istintuale. Pan, di aspetto ferino, vive in solitudine e lancia improvvise, acute grida che inducono terrore in chi ascolta. Inoltre è dedito ad una sessualità senza incontro e senza separazione. Con le menadi è nel seguito di Dioniso nei suoi aspetti primordiali , opposti alla zoé (la vita indistruttibile).
Chi soffre di attacchi di panico, soffre di ansia in attesa di nuovi attacchi ed evita luoghi e tempi in cui si è verificato un attacco (ansia anticipatoria); a volte non esce più di casa per non affrontare il mondo esterno dove potrebbe verificarsi un nuovo attacco (agorafobia), operando, così, una sospensione dei rapporti con familiari, amici ed altri senza cercare incontri e senza operare separazioni.
La psiche di ogni individuo è unica, non esistono due situazioni mentali sovrapponibili anche in presenza di uguali sintomatologie. In primo luogo perciò, in psicoterapia, bisognerà dare un “senso” personale, individuale al panico perché gli attacchi vanno compresi come comunicazioni inconsce. Ascoltando e decodificando in un “senso” il panico, svelando cosa si nasconde dietro la maschera panica si potrà pianificare un intervento psicoterapico che riporti il dio Pan alle parole del poeta: “…. e Pan l’ eterno che sull’ erme alture/ a quell’ ora e nei pian solingo va/ il dissidio, o mortal, delle tue cure/ ne la diva armonia sommergerà…. (G. Carducci, Davanti a S. Guido)